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di plaustri le callaie
stridono; e, misurato alle promesse,
20ne’ portici e per l’aie
splende l’ór della messe.
E tutto questo è dono
dell’olimpica figlia,
che va pellegrinando
25sotto le terre; e, non so come o quando,
dolcemente scompiglia
i piccioletti germi e li conduce
fuor nella rosea luce.
Indi s’avanza il dio
30che aggioga al carro i pardi,
e fiamme dagli sguardi
lancian Polinnia e Clio,
mentre il sacro licor ferve e s’affina
nell’anfora divina,
35e coi corimbi in testa
mcnan le madri sul Pangèo la festa.
Poi gialliscon le foglie
e cadono; s’accampa
di fuor la buffa; e nelle interne soglie,
40mentre luce la vampa
sui vasti focolari,
novellando si va di cose arcane.
Ha giti varcato i mari
la rondinella; senza voi rimane
45il pecchietto alle siepi, e senza grido
la cingallegra al nido;
con suo mugolo roco
s’aggomitola al foco
il can sull’ora bruna
50o all’uscio, per entrar, raspa e si lagna,
fiori di gel sui vetri
ricama il verno; e gli alberi alla luna
paiono bianchi spetri