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e al piè serrato in porporin vinciglio.
e alla raccolta al sen candida zona,
ei riguardava stupefatto a quella
220novitá di sembianti.
— Aspro nemico
dell’Asia e mio, se gentilezza alberga
in cor d’argivo, all’odiosa vita
toglimi, prego, e non voler ch’io, preda
di qual sia vincitore, il grembo imprechi
225che mi portò.
— Nella mia tenda sei,
bella troiana. Menelao ti manda
in dono a me.
— Per festeggiar la strage
che de’ miei tu facesti!
— E forse ancora
perché tu impari come a cor di greco
230 atti non vili la bellezza insegna.
Orsú! mi narra qual ragion ti trasse
dentro il bosco de’ lauri.
— Amore.
— Ed ami?
— Ippomenco di Cromi, inclito auriga
del figliuol di Riféo.
— Ti dorrá molto
235 esserne lunge.
— È volontá del Fato.
Noi fummo i vinti, io son tua schiava. Or usa
della vittoria tua.
— Dunque ritorna
a Ippomenéo di Cromi, e per me digli
come lieto son io di rimandargli
240questa sua giovinetta. A rapir donne
qui non venimmo, come fece in Argo
Paride un giorno. E digli ancor di’io bramo
non incontrarlo in campo; e, se per caso