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L’uccellin, com’io, romito
vieti a far la sua canzon
15sul comignolo fiorito
della verde mia magion.
Non invidio dal mio nido
l’Escu riale od il Kremlin,
parmi albergo assai piú fido
20il mio dolce biancospin.
E ringrazio la natura,
perché riccio mi formò.
Qui son nato, e nell’oscura
mia casipola miorrò.
25Dice il mondo che chi dorme
nella polve è vivo ancor,
che ogni cosa in mille forme
si tramuta e mai non rauor.
Una veste assai piú bella
30dunque anch’io potrei trovar;
potrei farmi eterea stella,
fiore al campo o perla al mar.
Delle ninfe erranti in ballo
sotto il gorgo cilestrin,
35fresco ramo di corallo,
potrei splendere sul crin.
D’òr le briglie e il morso d’oro,
potrei farmi un bel destrier,
con in groppa Otello il moro,
40o Baiardo il cavalier.