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sonetti 233

CXV

AL FALEGNAME

     Per illepido riso o fatuo pianto
se del mondo de’ vivi è poco degno,
questo mio libro e il breve ultimo canto
a te, fabro di feretri, consegno.
     5Con brune fasce per funereo manto
córcalo in bara d’odorato legno;
né, se in gleba sinistra o in loco santo
tu lo nasconda, avrò letizia o sdegno.
     Pur, se una brama che mi punge al core
10vuoi ch’io t’esprima, al pallido volume
dá’ per sepolcro un cespuglietto in fiore.
     E allor chi sa che su le frondi amiche
Io talor non riveggia, al bianco lume
delle stelle, danzar l’ombra di Psiche.