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CVII

MISURE DEL TEMPO

C’è un tempo a tutto: al cibo, a la bevanda,
a l’ozio, a l’opra; e quegli è piú securo,
che il suo punto di sol cerca sul muro,
o al quadrante vicin l’ora dimanda.
Però due forme di sembiante oscuro
girano senza tempo in questa landa:
il pensiero e il dolor. Chi poi le manda,
o perché vanno, interrogar m’è duro.
Van, senza tempo, in vasti piani e in selve,
or desiando i cieli immensi, ed ora
la caverna e l’oblio, come due belve.
Ma, se il tempo che fugge eterne ha Pali,
ben si può dir, che, ovunque abbiati dimora,
il pensiero e il dolor sono immortali.

CVIII

MERCEDI

Ara il colono e la sua spiga aspetta:
piange l’amante e trovar grazia spera:
in ginocchi a l’altar la femminetta
mercede attende da la sua preghiera.
Nel eli mortai che va si presto a sera,
che folgore non va con maggior fretta,
nulla i’ chiedo né attendo. In questa spera
è si vii ciò che attrista o che diletta!
Il cor m’è fatto un solitario sasso
con qualche segno di vulcanio foco,
che fuor si mostra ad affermar ch’io vivo.
Ma va tardo il pensier col tardo passo ;
e quel, che di me resta, è cosi poco,
eh’ i’ n’ ho tormento quando parlo o scrivo.