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222 | xiii - da «psiche» |
xciii
AI SOLI
Va romito il leon per suo sentiero;
apre romita al ciel l’aquila il volo:
sia nobil tedio o voluttá d’impero,
ogni forte nel mondo è sempre solo.
E ai due forti la selva e il roseo polo
abbelliscon di gloria e di mistero
la formidabil via, chiusa a lo stuolo
dell’altre belve che non han pensiero.
A l’altre belve che in armento vanno,
piace greppia e servigio. Ai due potenti,
di turpe schiavitú nulla è piú indegno.
S’estinguono talor d’ira e d’affanno
in ferree gabbie. Ma lá pur tu senti
spirar dai moribondi aura di regno.
xciv
NOTTE
Calan da Olimpo le grandi ombre; è spento
il color delle cose in questa landa;
senza profumo il fior, senz’ala il vento;
sol per tetti le strigi escono a randa.
O Notte, o del mio nido ospite blanda,
con che soave voluttá ti sento;
e, levato un sorriso a chi ti manda,
nelle dive tue braccia i’ m’addormento!
O fantastica Notte, o Notte, madre
delle tristi parvenze e delle care,
teco nel tuo profondo aere m’invola!
E ameni spettri e fantasie leggiadre
semina nel mio cor. Molte ed amare
compagne tue compenserai tu sola.