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LXXXVII

INGANNO

— Va’! t’accasa nel inondo; e, del tuo fato
perché tu mai non abbia a garrir meco,
la dolce Illusion ti pongo a lato,
sia che reggia t’alberghi o angusto speco. —
Tal disse Giove a l’uom, che allegro e cieco
venne al mondo; e gli parve esser beato,
sin che la dolce larva il tenne seco
di sue candide rose incoronato.
Ma un di le liti, il sangue e la paura
gli fur dinanzi; e, quando egli comprese
il mistero crudel della natura,
cerchiato il fronte il’infinito affanno,
con fieri assalti di demenza, offese
l’inganuator, ma non sanò l’inganno.

LXXXVIII

ACQUA

Ottima è l’acqua, e Pindaro lo ha detto,
Pindaro che sapea piú d’un arcano
dell’Androgeo celeste e dell’umano,
Androgeo da la eterna onda concetto.
l’ti bevo a gran sorsi; alto i’ mi getto
nel virgineo tuo sen, glauco Oceano;
e, quando lavi 1 freddi monti e il piano,
di larga gioia mi tripudia il petto.
L’acqua è figlia di Giove; e i fonti sacri,
quanti ne vati per l’universo in giro,
son delle madri dee cune e lavacri.
Salve, o perpetuo mar. Quando rapita
è in tc l’anima mia, sento che spiro
da te la forza onde si crea la vita.