Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu/220

LXXVII

IN CHE?

In che poni i tuoi sogni? in che le altère
tue speranze, o mio cor, se foglia a foglia
l’albero della vita si dispoglia,
e ne’ tristi occhi nostri il mondo pére?
Cose ignote sapesti; e del sapere
tu vedi or ben com’altro non si coglia
che un fascio d’ombre, e su la nostra soglia
crepiti stanco l’ultimo doppiere.
Tu vedi or ben come la vita è poca
e amara l’opra, e come il suol s’attrista,
rughe sfiorando e nevicate chiome.
Credi: piú sa chi la sua parte invoca
del sonno immenso, a liberar la vista
da fantasmi bugiardi e senza nome.

LXXVIII

MEMORIE

Com’io requio da sensi e da fortuna,
e, se non chiuse, le palpèbre ho chine,
e da le nubi la quieta luna,
migrando, arriva su’mici vetri alfine;
le memorie del tempo, una per una,
passan su l’ombra delle mie cortine,
vergin in bianca vesta o in vesta bruna,
con fior di giglio o di narciso al crine.
Porta ciascuna un noto volto, e move
casi lontani; e dietro sé, passando,
lascia un riso o un sospir eli’io non descrivo
E spesso una di lor, cosí vuol Giove,
tal parlo a me ne’sogni mici, che. quando
riveggio il roseo di, piango esser vivo.