Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
LXV
CATTEDRALE
Le rose, gli archi, i colorati vetri,
gii scolpiti guerrier sul pavimento,
i grifoni, le sfingi, e a cento a cento
su lanciati nell’aria i bianchi spetti,
e le frecce, e le guglie, e i gravi e tetri
pinacoli, e de’ bronzi il piagner lento:
tutto è un raggio di sol, tutto è un concento
d’umani sogni e di celesti metri.
O grand’opra di santi e di pittori,
io mi fermo a l’ombrosa ara romita,
dove piange Maria co’suoi dolori.
E a capo chino, in questo ciel di marmi,
a la Madre del Dio che mi die’ vita
le mie lacrime ardenti offro e i miei carmi.
LXVI
VERBUM
Questo divo Pensier, che in mille forme, sotto stella qual sia, ride e sospira, e sin dell’uom che irrequieto dorme nei bizzarri fantasmi delira; questo compagno, clic mi vien su Torme ovunque il tedio od il dolor m’aggira, e con soavi inusitate norme spesso diventa un’armonia di lira; questo divo Pensier, che, come il sole, penetra l’universo e un raggio avventa su le tacite vie dell’infinito: questi è un superbo prigionier, cui dole trar quaggiú la catena. E mi sgomenta la sua luce talvolta e il suo ruggito. </poem>