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LIX

DI CHE?

Di che sei trista? A che si grave il ciglio
movi, o dolce Neera, e il piò si lento?
Lascia fuggir, come fogliette al vento,
queste malinconie senza consiglio.
Godi il breve tuo di : tedio e lamento
ogni fresca beltá pone in periglio.
Da’ retta a i savi ; e con le man di giglio
afferra il ciuffo al rapido momento.
La bella gioventú passa, o Neera,
come un sogno d’arnor fatto su l’erba
a l’argentino romorio deU’acque;
e col gaio tornar di primavera
non torna il sogno, ma una larva acerba,
che si poco somiglia al ben che piacque.

LX

NATURA

Nell’arco orientai, sotto la fronda
che fa verzir la giovinetta pianta,
nel suon dell’aura, nel rumor dell’onda
l’anima dell’arcana Iside canta.
E in quanto riso è su la terra, e in quanta
gloria è nel ciel, questa gran voce abbonda;
voce, che in frasca il reaitino incanta,
e il falco in alpe di stupor circonda.
Questa grave e gentil voce d’impero
è la voce del tempo e delle cose,
inno crescente dell’uman pensiero.
O bella, o grande, o verginal Natura,
muor come un nume fra le idalie rose
chi muor nel raggio della tua figura.