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Pian piano, a la campagna,
fruga le siepi, quando marzo torna,
e il giubboncin di violette adorna.
Palpeggia infra le corna
la vaccherella che gli porge il latte,
e i purpurei corbezzoli a le fratte
con la sua canna sbatte.
Scontra al crocicchio il parroco; c. una presa
di tabacco, anzi lutto, olTerta e resa,
gli parla o de la chiesa
che va in rottami, o del ponte che casca,
o del bisogno di polir la vasca,
o della nova frasca
che ha messo l’oste, o d’altro. E cosí cheta
passa l’ora a ser Lio, come una lieta
acquicella segreta,
che scende appunto dal vicin verzicro
per le mente odorate, e fa sentiero
da canto al cimitero.
E un di, senza ch’assai gli ne rimorda,
scorderá di svegliarsi e trar la corda
del campanel. Chi scorda
in qualche parte, di memoria raso,
o la scatola o i guanti o puta caso
la pezzuola da naso,
torna indietro a cercarli. Ed egli invece,
contento e lasso del cammin che fece,
né un soldo ne una prece
dará, credete, per rifarne l’orme.
Dormir, come che sia, piace a chi dorme.