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XIX

PROTEO

Questo dio. che si cangia in mille forme,
che allegra l’onda di perpetui balli,
che infiora il crin delle nereidi e dorme
sovra letto di perle e di coralli;
e clic, quando nel mar con le sue torme,
del gran padre annitrir sente i cavalli,
tutte misura con piú rapid’orme
ch’ala di falco le nettunie valli :
questo mirabil dio s’è fatto anch’egli
vecchio e solingo pcscator, che fruga
livide gore e putridi fossati :
e n’ha sozze le man, sozzi i capcgli,
e gli solca la fronte, a mo’ di ruga,
la memoria de’ regni invendicati.

XX

RIPOSO

O traversando le romite strade,
o misurando il portico ventoso,
ogn’alto spettro, che in pensier mi cade,
vesto di note. E m’è divin riposo
la soave mestizia che m’invade,
mista a la gioia dei lavor nascoso:
onde l’Imo salir, mentre il piò rade,
panni a le nozze ascree, delfico sposo.
Altri voli in quadriga, altri la dura
prema polve de’ campi : io non agogno
che un raggio de la grande attica fola.
E cosi l’opra nel pensier matura:
l’opra, die vive, come un dolce sogno,
a lusingar la breve ora clic vola.