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XIII

ALBA

Fumano i campi; la rugiada stilla
sull’erba nova; il cheto aere si desta
al sol che spunta, e con l’aletta in resta
il cardellino in cima al gelso trilla.
Al giocondo lavor sparsa è la villa
sui bruni solchi ; pei declivi a festa
saltati le capre; e in seno a la foresta
le allegrie della caccia il corno squilla.
Questa è vita davver; questo è divino
elemento di forza all’uman petto:
aria, luce, tripudio, opera intorno.
E noi, civico vulgo, ogni mattino
(fatica insigne!) ci leviam dal letto,
pallidi spettri, ad invecchiar d’un giorno.

XIV

POESIA

Rosee nuvole van, senza mai posa,
pei turchini del ciel, quando, o mia bella,
voi movete, per l’erba rugiadosa,
piè di sacerdotessa, occhio di stella.
Piú profonda armonia, grazia piú snella
par che tosto da voi prenda ogni cosa,
e una soave d’angeli favella
piova da quelle nuvole di rosa.
Par che vi cresca un fior sotto ogni passo
par che ad ogni respiro un’aura nova
vi vegna a carezzar, dolce mia dama.
E ogni tronco, ogni sterpo ed ogni sasso,
col nome che piú dolce si ritrova
nel greco cielo, Poesia vi chiama.