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III

LAMPADA

Fidata lampa, che, quand’io t’invoco
per segnar qualche mio delfico metro,
tosto quieti, nel custode vetro,
quella tremula tua lingua di foco;
se non per altro che per ciò t’impetro,
tu vedi ben che il desiderio è poco,
e che, fra i muri del romito loco,
al mio sogno febeo sol corro io dietro.
E m’è al sogno il silenzio alta lusinga,
e, nel silenzio, la fiammella tua,
che aiuti gli occhi e ’l calamo sospinga.
E i’ son come pilota in poca prua,
che, per vasta notturna onda solinga,
naviga al raggio della stella sua.

IV

TACCUINO

Bruno compagno mio, quando son tristo
e vo pensoso per la via men trita,
io t’ho sovente nella man, provvisto
di fogliolini bianchi e di matita.
P2 come al giro delle cose assisto,
che porgon lume all’anima romita,
su te depongo il doloroso acquisto
che mi vien dalla morte o dalla vita:.
un sogno, un’ombra, una memoria, un detto,
una celia, un sospir, lampi dell’arte,
pai piti della mente e dell’afTttto ;
seminuli febei, germi in lavoro,
ebe dentro il campicel delle tue carte
mi fíoriscon sovente in mèsse d’oro.