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I
PSICHE
Te, che romita nel pensier mi scemi,
nel pensier ch’è mia gloria e mio martiro,
e di te lo sigilli e mi governi,
sí che tutta ti sento in ciò ch’io miro;
te del velato Olimpo eco e sospiro,
raggio sull’ombra dei pensosi averni;
te chiamo, o Psiche, e tu mi danzi in giro,
mormoratrice degli arcani eterni.
Col fiorir delle grandi attiche fole
tu, farfalletta di sideree tempre,
nascesti; e, pria che nata, eri giá viva.
Or vien meco a veder qui sotto al sole
lo andar del tutto; e ti ricorda sempre
che il mondo alla speranza è poca riva.