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138 xii - dall’«armando»


     Tornan poi nel cavo grembo,
20quand’è notte, e in sonno blando
dormiam tutti, o fuori al nembo
o tra i fieni o in mezzo ai fior:
     dormiam tutti, e tremolando
va il leúto e sona ancor.

     25Chi ha desio del proprio arcano,
non lo cerchi ne’ pianeti,
ch’io ne’ segni della mano
l’avvenir gli scoprirò:
     di Siviglia fra i roseti
30lessi i maghi, e l’arte io so.

     Son Pachita; ho paggi e corte
nella bella Estremadura;
chi saper vuol la sua sorte
faccia presto e venga a me:
     35oggi canto la ventura,
ma diman mi sposa un re.

     Su! traete all’armonia
delle corde della fata,
che l’occulta profezia
40rassomiglia un venticel:
     chi nol prende alla passata,
batte l’ali e va nel ciel.

     Oggi zingana tapina
mi vedete a piú d’un segno,
45ma diman sarò regina,
sarò lunge assai da qui,
     raccontando al mio bel regno
dell’Italia i dolci dí.