Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu/124

Tesi gli orecchi e pallido
50sulla regai cortina,
stavi origliando il sonito
dell’itala ruina,
come sparvier famelico
odora il pasto umano,
55su cui dall’erta al piano
cupido avventa il voi.
E, quando il sol sui barbari
elmi splendea giocondo,
e lacrimava al funebre
60aitar d’Italia il mondo,
ahi! tu, d’Italia principe,
sulle codarde piume,
tu congioisti al lume
di quel nefando sol!
65Va’, tenta Dio; poi chiedigli
ch’ei ti difenda e t’ami,
Ei non placabil giudice
di quelle gioie infami.
Guarda, se puoi, nell’impeto
70dell’insanir feroce,
questa sabauda croce
senza spavento in cor!
Pensavi tu che il fremito
dell’anime secure,
75sotto l’orrenda immagine
d’un palco e d’una scure,
cadria domato? 11 libero
per codardie non muta:
la libertá saluta,
80pugna, sorride e muor.