Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu/117

La tua Roma qua sorge, han qua riposo
de’ tuoi mártiri Tossa e de’ tuoi santi,
il gran patto di Cristo è qua nascoso.
25Fra le zebe proterve e deliranti
son pur misti i leoni. Oh, la tua figlia.
Signor, non darla agli stranieri amanti!
Noi ti preghiam per quel che ti consiglia
amor de’ tuoi redenti, e per la croce,
30del tuo sangue, gran Dio, sempre vermiglia.
E a voi, che Tonda dell’eterna foce
varcaste, o morti per Italia, arrivi
sotterra a voi la povera mia voce.
Deh! pei dolenti, che rimangon vivi,
35pregate pace e dimandate al cielo
la libertá dei miseri captivi.
Arse d’acuto desiderio anelo,
questo pregan con me madri e consorti,
meste ed illustri del funereo velo.
40Oggi sull’ara delle vostre morti
i pii sopravvissuti hanno argomento
di bene amarvi, o care aline de’ forti.
E certissimo qui fan sacramento
di non turbarvi il ben del paradiso,
45ricusando alla colpa il pentimento
Gregge noi fummo in codardie diviso
miseramente. Ed è gentil vergogna
quella che sorge a colorarci il viso.
No, non date le labbra alla rampogna,
50o caduti per noi; ché il vostro grido,
per conoscerci rei, non ci bisogna.
Basta uno sguardo della Sesia al lido,
perché s’empia d’angoscia e di rossore
questo, che è pur fra tutti italo nido.
55Basta un pensiero allo immortai dolore
d’un re, che cerca in pellegrina terra
dittamo al dardo che si porta in core.