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Oh! di cocenti lacrime
250righiam sommessi il ciglio,
miei generosi. È tramite
per me d’onor P esigilo.
Date le spalle al pelago
delle cittá frementi,
255o arcani fiumi! o venti!
tra noi si parlerá.
Coll’alba e coi crepuscoli,
per fide selve e piani,
si parlerá, dal mobile
260tetto dell’uom lontani.
Si parlerá coll’aquila
della petrosa vetta,
coll’erma lodoletta
dal canto mattinier.
265Parte di sé quest’Iside
bella ed arcana a noi
rivelerá. Col novero
poco de’ figli suoi,
dall’ombre malinconiche
270esce la dea talora,
e parla, a chi l’adora,
verginalmente il ver.
Lá sulle balze inospite,
campo a perpetui soli,
275dove l’abisso odorano
scherzando i cavrioli,
dove alla rara e pendula
ombra di qualche pianta
sibila il ghiro, e canta
280sui vespri il mandrian;