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66 i - edmenegarda

220rifiutata dal mondo, ella è raccolta
nelle braccia di Dio.
Godi, infelice,
questo bene supremo. Ogni vivente,
ch’oggi stolto scendesse a contristarti,
senza misura irriteria l’Eterno.
     225E lá, dinanzi al piú remoto altare,
non turbata pregò; pregò pei figli,
per Arrigo, per sé, per quel ramingo
ch’era lunge, per tutti; e, non potendo
quel ramingo scordar, chiedea dal cielo
230che gli desse fortuna; indi pentita,
il periglio sentía di quella prece;
e, pensando ad Arrigo, in sé chiudendo
qualche rancor pel rifiutato pane,
non finiva di piangere, e col pianto
235dimandava che Dio le perdonasse.
     Indi, tornata alle deserte case,
trovò dell’oro. Il generoso ignoto,
arrossendo, conobbe.
— Or dunque estinta
son io per lui, senza riparo? Estinta
240sarò per tutti. —
Ma venía frequente
quell’amor tenebroso a conturbarla,
e pensava al lontano, e aver novelle
pregava sempre, e sempre era delusa.
Piú sperar non volea; dopo un istante
245ritornava a sperar.
Misera! acqueta
la tormentata anima tua; da lui,
se ti è concesso, ogni pensier distogli.
Amor che nasce e si matura in colpa,
che col rimorso e col terror s’annoda,
250senza voto né legge, infausto fiore,
lungamente non dura. Aprir le foglie