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xii - la mia cronaca di porta 293



     Ruppe le sacre tenebre
d’Antèla e Mantinea;
conobbe il sasso e i salici
180di Leutra e di Platea;
del Simoenta al margo,
lá sulla polve d’Argo,
sentii di Smirna l’angelo
e per l’Egeo tuonar.


     185Tu, musa mia, la cenere
del ghibellin baciasti;
tu solitaria visiti
la cameretta d’Asti;
vaga di freschi allori,
190le antiche glorie onori,
pensi all’Italia, e vigili
de’ padri miei l’altar.


     Lasci una vil politica,
ròsa da tigne e tarpe,
195a chi la vende e compera,
come l’ebreo le ciarpe;
e, in bassi ed alti scanni
fisando i tuoi tiranni,
ogni giustizia vendichi,
200fai sacro ogni dolor.


     Chiuso nei polsi un rivolo
del sangue d’Alighiero,
armi di meste collere
il tuo civil pensiero;
205e, quando il dio ti spira
fra i nervi della lira,
tu squarci alla fatidica
Delfo i silenzi ancor.