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270 viii - da «storia e fantasia»



     115Io, contristata immagine,
sebben d’aeree tempre,
in quel tuo vol d’inganni
ti seguitai pur sempre.
Ma, quando, a mezzo gli anni,
120la vela naufragò,
               e sulla nuda spiaggia
tu rasciugasti i panni,
con voluttá selvaggia
il cor mi lagrimò.


     125— Or piú non fia che al vortice
torni l’incauto — io dissi.
— Cercherá salvo un porto
fuor de’ ruggenti abissi.
Quasi dal mare assorto,
130noi tenterá mai piú.
               L’antico remo è infranto,
l’antico sogno è morto:
or gli rimanga il canto
e qualche pia virtú. —


     135Ma, poiché sempre all’anima
foco d’amor t’ardea,
io, cheta abitatrice
della tua casta idea,
qualche splendor felice
140fei balenar di me
               nel sen delle pianure,
per valli od in pendice,
su molli creature
c’hanno di creta il piè.