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264 viii - da «storia e fantasia»

     E forse ancor l’insana
mente delira, e crede
a una fredd’ombra e vana;
     ombra che vola e riede,
170ombra che inutil vive,
o ad altri amor dá fede.
     Cocenti e fuggitive
ore del nostro sogno,
perché si piange e scrive?
     175Penna, che invan rampogno,
perché non ti rifiuti
a questo reo bisogno?
     Lampa, che guizzi e muti
gli ermi chiarori tuoi,
180perché non mi saluti?
     perché morir non vuoi?
Segni d’inchiostro informi,
perché vivete or voi?
     Mente, perché non sciôrmi
185dalle malie fallaci?
Pensier, perché non dormi?
     Cor mio, perché non giaci?
Taci, indignata musa:
china la testa e taci.
     190La fantasia confusa
cinta è d’angoscia e d’ira,
come caverna chiusa,
     dove il lion s’aggira,
o dove, occulta a tutti,
195crepita ardente pira.
     Ah! del pensiero i lutti
lo rodono e lo sfanno,
come la nave i flutti.
     E l’uom, vivente inganno,
200altro non sente alfine
che il suo pensier tiranno.