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CANTO SECONDO

Sfiora le eccelse cupole, tra gli archi
vagola e trema sugli azzurri flutti
con la pietá d’un fuggitivo amante
il sol che muore; ed un suo raggio estremo,
5ferendo i vetri alla romita stanza,
posa sul crin d’Edmenegarda.
Oh sole,
no, non lasciarla. Anche su lei risplendi :
è bella ancor questa colpevol fronte.
     Simigliante ad un naufrago, che manda
10l’ultimo grido, e vinta la persona,
le disperate mani incrocia al petto
e piega il capo sotto l'onde e spira;
così la combattuta Edmenegarda
col suo dolce peccato, ahi! s’addormenta.
15— Tutti son lungi; ed io qui sola il noto
rumor sospiro degli amati passi !
E ancor non viene! Ei non dovria lasciarmi
il mio Leoni a questo tetro sogno.
Non teme ei forse ch’io svegliar mi possa?
20sì consumata nel fallir sarei?
Oh infame il giorno che mi fûr recate