— Sì, veramente — con voce di pianto
proruppe il bimbo. — Non turbarti, o caro:
il troverem. Ma voi vi trastullate
lá su quell’erbe. Cercherollo io sola. 180Il buon Iddio giá non vorrá che io peni
piú lungamente. — Spensierati al gioco
obliarono tutto i due bambini.
Edmenegarda con rotti sospiri
e tormentosa aviditá cercava. 185Avria gemuto ogni piú scabro petto
a contemplar quella dolce persona
di qua, di lá gittarsi incertamente,
curva, carponi, e con le mani bianche
frugando in mezzo all’erbe e per le spine, 190e tra il vel delle lagrime le ardenti
pupille sulla terra affaticando.
Non lontano da lei terribilmente
batteva un core a rimirar quegli atti.
— Eccola! E indarno, indarno sempre il sogno 195della mia vita io seguirò! Né un guardo,
né un sol guardo di lei questa profonda
febbre, che m’arde, acqueterá! Che spero?
Vedi iniqua fortuna! Ella ha smarrito
qualche sua dolce cosa, e gli affannati 200occhi volge alla terra. Oggi soltanto
le son sì presso... e non mi vede! Oh sia
maledetta la cosa che a sé tira
le ostinate pupille e inganna il lungo
mio desiderio ! Mordere le possa 205i bei diti una serpe, onde sollevi,
almen gemendo, quell’amato capo!
Una volta, una volta ella mi veda
così scarnato e misero per lei! —
In queste voci di dolor proruppe