Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. I, 1916 – BEIC 1901289.djvu/124

118 iv - dalle «ballate»



     E, oltrepassati la siepe e il fosso,
110fischia, per dirmi ch’io venir posso.
C’è gran tumulto per l’aria nera,
ma acute orecchie stanotte io m’ho.
Tra i mille fischi della bufera,
il tuo, kramaro, distinguerò. —


     115Tacevan tutti. Con gesto amaro
scosse la testa, partí il kramaro.
— Yvan, ti cedo pecore e buoi.
— Casa e campagne ti cedo, Iván,
se a me il tuo colpo ceder tu vuoi.
120— Per Dio! fratelli, pregate invan.


     — Senti tu un fischio? — Fischio non sento;
è un rumor lieve fatto dal vento. —
Traverso i vetri la vòlta acuta
suonò repente d’altro rumor.
125— Addio, fratelli; l’ora è venuta;
il mio retaggio vado a raccôr. —


     E a’ suoi fratelli strinse la mano,
scese alla porta, calò nel piano.
Mesto il kramaro guardollo in volto:
130pensava al tempo de’ lieti dí!
E con un atto pietoso molto:
— Fanciul, sí presto? fanciul, sei qui?...


     Perdona: il fischio me l’ho scordato;
pensavo agli anni del mio passato.
135Oh, la mia Lida! la figlia mia,
cosí per tempo dovea mancar!
Ah! se una rosa trovi per via,
caro fanciullo, non la sfogliar.