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co. La qualità, e condizione del quale è questa. E un’arbore grande, e grosso, le cui foglie da una parte son verdi, dall’ altra bianche, il quale produce ricci simili a quei delle castagne, ma niente è in quelli, e il suo legno è saldo, e forte di color giallo, a modo di busso, e non v’ è appresso albor’ alcuno spazio di cento miglia, se non da una iti«, dalia qual vi sono albori quasi per dieci miglia, e dicono gli abitanti in quelle parti, che quivi fu la battaglia tra Alessandro, e Dario. I29 Le città, e castelli abbondano di tutte le belle, e buone cose, perchè quel paese e d’aere non mollo caldo, nè molto freddo, ma temperato. La gente osserva la legge di Macometto. Sono in quelle, belle genti, e specialmente donne, le qual a mio giudizio sono le più belle del mondo. CAP. XXI. Del Vecchio della Montagna > e del palagio fatto far per lui e come fu preso, e morto. Detto di questa contrada, ora dirassi del Veglio l3° delstodia di certi passi, acciò non vi entrassero genti nemiche. 1 detti passi come abbiamo avvertito (Not. 3i) sono le stette di Kowar. 129. Battaglia fra Alessandro. L’ultima battaglia campale fra Alessandro e Dario fu quella d’Arbela, ma le strette di Khowar dette da Amano Caspiae Pilae, le passò Alessandro per inseguir Dario ch’ erasi refugiato di la dai monti verso il Caspio, e ivi ebbe nuova che Dario per opera dei suoi era stato fatto prigioniero (Arrian. Exp. Ed. Blanck. p. 207). Di questi grandi avvenimenti conservavasi la tradizione ai tempi del Polo. Fra Mauro pone questa disfatta por tradizione come accaduta verso Tebriz (Zurl. Mapp. p. 46). i5o. Veglio della Montagna. Ricondotto il leggitore verso Cazbin pria dì proseguire il suo viaggio narra la storia del Veglio della Montagna capo di alcuni settari detti Batheniani, Malahediti, e Assassini dei quali fanno menzione Giacomo di Vitriaco, Elmacino, Marakeschi, Abulfaragio, Abuhnahasen ed altri (Deguign. t. 1. p 34’)• Loro legislastore, e teologo fu un certo Hassan, figlio di Saba, che incominciò a figurare verso l’anno di G. C. 1090. Esso avea viaggiato in Egitto e nel Korassan, e imaginò farsi capo di una setta. Tutti convengono che per farsi partigiani zelantissimi, usava i mezz>i indicati dal Polo. Sinchè la setta non divenne potente finsesi Maomettana (Iacob. Vitriac. Gest. Dei par Frane, t. 1. p. 1062). Di Persia gli Assassini si dif