avuto qualche dominio, e desiderano di riaverlo, e questi sogliono sempre venire in tali giorni, che ei tien corte bandita, ovvero
ili nozze. E nel mezzo della sala dove il Signor siede a tavola è
un bellissimo artifìcio grande e ricco, fatto a modo d un scrigno quadro, e ciascun quadro è di tre passi sottilmente lavorato
con bellissime sculture d’animali indorati, e nel mezzo è incavato,
e vi è un grande, e prezioso vaso a modo d’un pittaro 320 di tenuta d’una botte, nel quale vi è il vino; e in ciascun cantone
di questo scrigno è posto un vaso di tenuta d un bigoncio, in
uno de’quali è latte di cavalle, e nell’altro di camele, e così
degli altri, secondo che sono diverse maniere di bevande. E in
detto scrigno stanno tutti i vasi del Signore, co’ quali se li porge
da bere. E sonovi alcuni d’oro bellissimi che si chiamano vernique 3a6, le quali sono di tanta capacità, che ciascuna piena di
vino, ovvero d’altra bevanda sarebbe a bastanza da bere per otto, o dieci uomini, e a ogni due persone che seggono a tavola,
si pone una verniqua piena di vino con un’obba 3% e le obbe sono
fatte a modo di tazze d’oro che hanno il manico, con le quali
cavano il vino dalla verniqua, e con quelle bevono, la qual cosa
si fa così alle donne, come alli uomini. E questo Signor ha tanti
vasi d oro, e d’argento, e così preziosi, che non si potrebbe credere. Item sono deputati alcuni baroni, i quali hanno a disporre
alli luoghi loro debiti, e convenevoli i forestieri,-che sopravengono, che non sanno i costumi della corte: e questi baroni vanno continuamente per la sala qua, e là, ricercando da quelli che
seggono a tavola, se cosa alcuna lor manca, e se alcuni vi sono,
che vogliano vino, o latte, o carni, o altro, gliene fanno subito
portar dalli servitori. A tutte le porte della sala, ovvero di qualunque luogo dove sia il Signore, stanno due uomini grandi a
guisa di giganti uno da una parte, l’altro dall’altra con un bas>25. Pittaro. Traduce Fra Pipino Vas aurcuni (Co«l. I\icc.), c vaso d’or\>
fine leggesi nel nostro Te»lo (t. I. p. 77).
Che fi chiamano vernii/ue. (,>111 lu lezione è errata: dice il nostro le sto ’ avvi vagella vernicate d’oro » (t. I. p. 77), os’sia dorale. Forse il llnmusio iv>n comprese noi retto significato la frase vernicate a oro, osala anche
in altro lungo «lei nostro Testo per dorato (t. I. p. (io not. li).
’37. <M Ita, sorta di bicchiere o vaso da vino. Ubha pacali l’enns, quod
naw ubi a dici tur (Nomi. Marceli. Auct. i^»t. Ling. l5«/i p. 51#»).