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gli in memoria della maledetta setta di Saraceni, per la quale ogni peccato gli vieti fatto lecito, e che possono uccidere qualunque non sia della sua legge, e che il maledetto Achmach con i suoi figliuoli, non pensando per tal causa di far alcun peccato, la disprezzo molto, e ebbe in abominazione: chiamati a se li Saraceni, gli vietò molte cose, che la lor legge li comandava. Imperocchè li diede un comandamento, ch’essi dovessero pigliar le mogli secondo la legge de’ Tartari, e che non dovessero scannare le bestie come facevano per mangiar la carne, ma quelle dovessero tagliare per il ventre. E nel tempo, ch’intravvenne questa cosa M. Marco si trovava in quel luogo 321. Detto si è 5a5. Messer Marco si trovava in quel luogo. è questo uno dei capitoli del Milione che merita più speciale attenzione. Tuttociò ch’ei narra della cospirazione contro il ministro Achmach è confermato nella Storia Generale della Cina. Ivi si legge che Achama era Arabo, o Maomettano: ch’era fornito di tutta la scaltrezza necessaria ad un raggiratore, versato e destro nel nascondere le »ue iniquità con oneste apparenze. Avea il dono d’un eloquenza efficacissima. Con tali arti soggiogò Cullai Can che gli affidò la direzione dei pubblici redditi, e con cui impinguava l’erario smungendo i popoli (Hist.Gen, de la Chin. t.IX.p.517). Secondo il Polo oppresse l’Impero per ventidue anni. Deguigues ne fa menzione per la prima volta nel 1262 (t. IV. p. 14^)• Finalmente nel 1282 allorchè l’Imperadore si trasferì a Chan-tu, o Xandu come leggesi nella relazione del Polo, Uangtcheu, che il Polo appella Vanchu, che era Cataino secondo esso, Cinese secondo la storia teste citata (lo che conferma con quei due nomi doversi intendere un medesimo popolo) volle da quel mostro liberar l’Impero. S’ uni con l’altro cospiratore che il Polo chiama Cenchu e la Storia Cinese Chang - j. Ma un capitano’ Tartaro che quelle appellano Caochi, l’altro Cogatai, essendo rimasto ucciso Achmach si oppose ai cospiratori e dissipogli. Sedato il tumulto narrano gli Annali Cinesi che l’Imperadore tornato da Tchahanor a Chantu voulut savoir de Polo, assesseur du conseil secret, les raisons qui avoient. engagè Vangtcbeu a commettre ce meurtre. Polo lui parla avec fermetè des crimes et des concessions de Ahama, qui l avoient rendu un objet du haine dans tout l’Empire. l’Empereur ouvrit les jreux, et loua le courage de Ouangtchcu: il se plaignit de ce que ceux qui l’environnoient avoient plus consultè la crainte de deplaire au ministre, que les intèrêts de l’Empire en ne /’ avertissant pas (t. iX. p. 4’5)• Ed ecco perchè ei avverte ch’era in quel luogo, allorchè accadde il tumulto, e ad esso forse come a straniero più imparziale dei Cinesi, e dei Tartari che ebbero parte in quegli avvenimenti ricorse Cublai Can per giungere alla cognizione del vero. E ciò che il Polo di se stesso asseti/ che face idi tanto d’onore lo Signore che gli altri baroni ne avevano invidia (t. I. p. 7) vieil confermato dalle Storie Cinesi. E veramente non saprebbesi abbastanza commendare la franchezza, e lealtà del Polo per cui fu degno di essere rammentato negli Annali di quel Grande Impero, i quali c’ istruiscono, ch’ esso era rivestito della carica di Assessore del consi»