censo non domandali’altro, se non buon intelletto, c sanità. Ne
hanno poi un altro che chiamano JNatigay^, eh è a modo di una
statua coperta di ieltre, ovvero d aitro, e ciascuno ne tien’uuo in
casa sua. Fanno a questo dio la moglie, e figliuoli, e pongongli la
moglie dalia parte sinistra, e i iigtiuoii avanti di lui, quali pare,
che li facciano riverenza. Questo dio, io chiamano dio deile cose terrene, il qual custodisce, e guarda i loro figliuoli, e conserva le bestie,
e le biade, aiquale fanno grande riverenza, e onore, li sempre
quando mangiano, togiiono deilu parte delie carni grasse, e con
quelle ungono la bocca del dio, delia moglie, e de iigtiuoii:
tutte le cose un impero assoluto (Petis de la Croix Lib. I. c. VI.). L’Anglais ha
dato l’estratto di detto Codice (Institutf de Timour Par. 17S7 p. 5y( >). Ma dal
racconto dei Polo si ravvisa che non si spogliarono delle antiche loro superstizioni, e
che perciò aduravano un nume cui davano d nome di Natigaj- che secondo il Polo
era detto il dio delle cose terrene, e sembra da ciò, che narra Plano Carpini,
che quel nume fosse il maligno spuito. Esso dice intorno aiia religione dei l ai tari » Non sanno cosa sia la vita e dannazione eterna. Hanno qualche credenza
che dopo la morte goderanno d’un altra vita, e cne avranno greggi, beveranno
e mangeranno, e faranno le altre cose come in questo mundo, òono multo dediti a studiare i presagj, gli augurj, il volo degli uccelli, le sii tgonci ie, e gl’
incantesimi. (Quando il diavolo da loro qualche lisposta credono che venga dal
dio stesso, e chiamatilo Jtoga e i Comaiii Chati o Imperatore: lo revciiscouo o
lo temono sommamente, gli l’anno offerto, e principalmente delle primizie delle
loio bevande e cibi (Pian. Carp. Apud Berg. p. 53). Avea precedentemente avvertito
che credevano un Dio creatore di tutte le cose visibili e invisibili, dature delle
ricompense e dei gaslighi, ma ci avverte che non lo onoravano nè con preci, nè
• un laudi, nè con culto, nè con ceremonie. Soggiunge che avevano idoli di feltro »li firma umana (p. 5o). Talchè si scorge che adoravano il buono e il
cattivo principio, eche vi rimanevano le tracce di quell’aulici, iìsiinu errore delle
gufiti asiatiche di adorare due principi, che fecero rivivere i Manichei. Sembra
poi, che siccome per legge di Gengiscan erano tollerali tutti i culti vi si estendesse il Eamismo, o la religione del Tibet avidissima di lar proseliti. Ai tempi eli huhriquis eravi molto diffuso: narra che i loro sacerdoti avevano il capo
tosato, e vestivano di color giallo e portavano mitre in capo. Esso parla ancora
dei loro conventi, del modo loro di vivere come regolati, e descrive tutti i
riti della religione dei seguaci del Dalai Lama (Cap. XXVII.). Tuttora sono
in I artaria seguaci del culto ordinalo da Gengiscan. Dice Gei billón (Du llald.
t. IV. p. 55). ’ IU peuvent passer p^ur Gcntils, quoique iis n’a^ent tu temples
• ni idolos, et qu’iU n’adorcnt proprement, aiusi qu’ils s cxprmeut, que l’Em•
• pc-reur du citi au quel ils font des sacrilices ». (guanto alle opinioni lauiistiche ’he sonosi insinuate presso i Mugolìi, come intorno alla teogonia e cosmogonia di cmì può leggersi Pallas (\uy. t. II. p. 1 (pj e scg.).
2 A). Ungono la bocca del Dio. Questo e gli altii particolari narrali confermano Plano Carpini (1. c. p. 5o), c Rubriqui» (Cap. 111.).
iti