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Saraceni: ma quelli, che adorano gli Idoli hanno linguaggio da per se. La città è tra Levante, e Greco. Non sono genti, che vivono di mercanzie, ma delle biade, e frutti, che raccogliouo delle lor terre. Oltrè di ciò,, hanno molli monasterj, e abbazie, che sono piene d’idoli di diverse maniere, alli quali sacrificano, e onorano con grandissima riverenza: e come nasce loro un figliolo maschio,, lo raccomandan ad alcun de’ detti idoli, ad onor del quale nutriscono un montone in casa quell’anno, in capo del quale ^ quando vien la festa del detto idolo,, lo conducono avanti di quello, insieme col figliuolo, dove sacrificano il montone; e cotte le carni, gliele lasciano per tanto tempo, fino che compiilo le loro orazioni nelle quali pregano gl’idoli, che conservino il lor figliuolo in sanità, e dicono, eh essi idoli fra questo spazio, hanno succiato tutta la sostanza,, ovvero sapore delle carni. Fatto questo portano quelle carili a casa, e congregati i parenti e amici ^ con grand’allegrezza e riverenza le mangiano, e salvano tutte l’ossa in alcuni belli vasi, e li sacerdoti degl idoli,, hanno il capo, li piedi^ gl’interiori, e la pelle, e qualche parte della lor carne. Similmente questi idolatri, nella lor morte, osservano questo costume, che quando manca alcun di loro, che sia di condizione, che gli vogliono abbruciar il corno. li parenti mandali a chiamale gli astrologhi, e li dicono l’anno. il giorno, e i ora, clic il mono nacque, quali poichè hanno veduto sotto thè cosi rii azione, pianeta, e segno egli era nato, di ono in tal giorno dev’esser abbruciato; e se allora quel pianeta non regna, fanno ritener il corpo talvolta una settimana morto, e anco sei mesi, avanti che 1 abbrucino, aspettando che il pi.mela gli sia proprizio, e non contrario, nè mai gli abbruciereb’ Ihjiio, finchè gli astrologhi non dicono ora è il tempo. Di sorte < Iie bisognando tenerlo in casa lungamente, per schilfar la puzza, finrio far una cassa di tavole grosse un palmo, molto ben congiunte, <’ dipinte, dove posto il corpo con molte gomme odorifere, canfora, e altre spezierie, gli stoppano le congiunture con pece, u^.ino un alfabeto medesimo. Chiuderò questa nota osservando che il regno di Uia <> •Ji Ianfiut avendo sussistito per più di tre secoli, ed estendendosi di qua e di li dalia mmu^lu della Cina, e come osservammo non essendo anche oggidì che un argute di ti-rra, vi è ragione di affermare che non esistesse ai tempi del Polo, n<- ile» perciò recar meraviglia eh ei non ne facesse menzione. (ìli Annali Nesi’.iiiu 1.ntuo incii/ione »l’un Metrouolitauo del IUn^ul (Assem. Dihlioth. Oiicnl. t III. p. 78’1). I / J