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mandole, e pistacchi, de’quali si ha grandissimo mercato. E partendosi dal detto Castello, si va per tre giornate fra Greco, e Levante, sempre trovando contrade bellissime, dove sono molte abitazioni abbondanti di frutti, biade e vigne. Gli abitatori osservano la legge di Macometto, e sono micidiali, perfidi, e maligni, e attendono molto alle crapole, e a bere, perchè hanno buon vino cotto. In capo non portano cosa alcuna, se non una cordella di dieci palmi, con la quale circondano il capo. Sono ancora buoni cacciatori, e prendono assai bestie salvatiche, e non portano altre vesti, se non delle pelli di quelle che uccidono, delle quali acconcie, se ne fanno fare vesti, e scarpe. CAP. XXIV. Della città di Scassem, e de porci spinosi che ivi si truovano. Dopo il cammino di tre giornate, si truova una città nominata Scassem ‘44 ? qual’è d’un Conte, e sono altre sue città e castelli ne’ monti. Per mezzo di questa città corre un fiume assai ben grande. Ivi sono porci spinosi, contro i quali come il cacciatore istiga i cani, immediate si reducono insieme, e con gran furia tirano le spine agli uomini, e ai cani, e gli feriscono, con le spine che hanno sopra la pelle. Gli abitanti han lingua per se, li pastori, che hanno bestie abitano inque’ 144’ Scassem. Come osserva Marsden (not. 261) è K^shem della Carta d’Anville, detta Kesh da Ebn Auchal (p. 225), che ai suoi tempi era una gran citta della contrada montuosa, e che nella Carta del Cabulistan d’Elphinstone c notata col nome di llishm - abaci: fra le azzardate congetture del Forster evvi quella che Scassem del Polo corrisponda alla contrada detta Al-Schasch o Chaje (Decouv. du Nord. t. I. p. 20S) fin dove estcndevasi la setta d Maometto ai tempi di Ebn Auckal (c. 269). Ma come tutti gli etimologisti, lusingato da simiglianza di suono, ei non avverti che poneva il Polo Scassem solo a tre giornate di distanza da Taican. 145. Porci spinosi. Secondo Tavernier in alcuni luoghi della Persia so’ novi Istrici pericolose. Ei vide due uomini feriti da questo Animale colle sue penne, uno dei quali mori. (Voy. t. II. p. 20). 146. Lingua da per se. Sembra che qui la favella non fosse piùla Turchesca, ma che partecipasse dell’Indiana, e della Tibalena, con cui confina la conU’ada.