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molta gran ricchezza. Quivi hae pepe e noce moscade e spigo e galanga e cubebe e garofani e di tutte care ispezie. A questa isola vengono grande quantitá di navi e di mercatanzie, e fannovisi grandi guadagni. Quivi hae tanto tesoro che non si potrebbe contare. Lo Gran Cane non l’ha potuta conquistare per lo pericolo del navicare e della via, sí è lunga. E di questa isola i mercatanti di Zaito e delli Magi n’hanno cavato e cavano gran tesoro. Or andiamo piú innanzi.

CXLI (CLXIV)

Dell’isole di Sodar e Codur (Sondur e Condur).

Quando l’uomo si parte dell’isola di Iava, e va tra mezzodí e garbi settecento miglia, si truova due isole, l’una grande e l’altra piccola, che si chiamano Sodur (Sondur) e Condur. E di qui si parte l’uomo, e va per isciroc da centocinque miglia, e quivi truova una provincia che si chiama Locat (Locac), molto grande e ricca; ed èvvi un grande re, e sono idoli, e non fanno trebuto a niuno, perochè non istanno in luogo che vi si possa andare per malfare;1 e in questa provincia nasce oro dimestico in grande quantitá. Egli hanno tanto oro che non si potrebbe credere; egli hanno leofanti e cacciagioni e uccellagioni assai. E di questa provincia si portano tutte le porcellane di che si fa le monete di quelle contrade. Altro non v’ha ch’io sappia,2 peroch’è si mal luogo, che poca gente vi va; e il re medesimo n’è lieto, perochè non vuole che altri sappi lo tesoro ch’egli ha. Or andremo piú oltre, e conterovvi d’altre cose.

  1. Berl. e se el Gran Can podesse andar, subito li sotometerave al so dominio; e in questa isola nasse verzi demestezi.
  2. Berl. se no ch’el luogo sono salvadego, e li vano puochi omeni; e lo re non vol che algun ne vada, azò ch’i non sapia del tesoro e dela so condizion.