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di angelo poliziano 91

E di beni sí puri aver dovizia!
Questi i miei voti assidui. Né giammai,9
Giammai per fermo al ciel leverò preci,
Onde sulla mia fronte invidïata855
Purpurea benda folgori, e gravoso
Il triregno sul mio capo si levi.

Questo, ozïando, io ravvolgeva in mente
In uno speco della fiesolana
Medicea villa, alla città non lungi,860
D’onde agli sguardi dell’augusto colle
Firenze s’offre e il gran corso dell’Arno;
De la villa, ove placido soggiorno
A me assente il magnifico Lorenzo
E cari agi, non ultimo Lorenzo865
Vanto d’Apollo, e delle sbalestrate
Camene fedel àncora Lorenzo.
Il qual vedrà, se mi conforti i giorni10




Sic faciles date semper opes: hac improba sunto
Vota tenus. Nunquam certe, nunquam illa precabor,
Splendeat ut rutilo frons invidiosa galero,555
Tergeminaque gravis surgat mihi mitra corona.
Talia faesuleo lentus meditabar in antro
Rure suburbano Medic[û]mFonte/commento: Barbèra, 1867, qua mons sacer urbem
Maeoniam longique volumina despicit Arni:
Qua bonus hospitium felix placidamque quietem560
Indulget Laurens, Laurens haud ultima Phoebi
Gloria, jactatis Laurens fida ancora Musis.
Qui si certa magis permiserit ocia nobis,
Afflabor majore deo: nec jam ardua tantum