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92 ludovico settala


essendo cosí facile l’uccider piú persone e tanta moltitudine, quanta può esser in questo modo di republica, quale era in un tempo la romana, e ora la veneziana, sí per il numero, sí per non esser sempre tutti in un luogo uniti: perché però ciò non è impossibile, e ai tempi antichi e moderni si è osservato piú di una volta essere stato tentato, mi è parso conveniente proporre i rimedi, colli quali tali insidie si possono e scoprire e impedire, fuggire e superare. Imperciocché il pericolo che scorse il gran consiglio de’ veneziani di esser minato nella gran sala alquanti anni sono, parimente di ciò ci avvisa e fa certi. Il tradimento concertato a tempi nostri ancora dai fratelli Ancarani di gettar all’aria il papa con tutti i cardinali, mostra ancora esser necessaria questa parte di ragion di stato nell’aristocratica, che appartiene alla conservazione di coloro che dominano. Ma che al tempo, che fioriva la republica romana (per considerare le cose e gli esempi piú antichi), Lucio Catilina di nobil famiglia romana de’ Sergi, di corpo robusto, di pessima inclinazione, al qual fin da’ primi anni gli omicidi, le rapine, gli stupri, e le altre cose brutte in luogo di azioni onorate sempre erano a cuore; d’animo audace, desideroso della robba d’altri, prodigo della sua, gran parlatore, ma di poca prudenza: ammirando le azioni di Silla, soprapreso da cosí mal esempio, si mise in pensiere di distruggere lo stato allora presente della republica romana, e per sé, e per qualsivoglia modo benché sceleratissimo, occuparlo. Molti ancor vivevano ricordevoli delle vittorie di Silla che desideravano la guerra civile, né vi era esercito in Italia in quel tempo che in cosa improvvisa potesse esser in aiuto alla republica. Dunque avendo tirato in questa congiura con questa buona occasione una gran quantitá di giovani nobilissimi, li quali, o per speranza di ricchezze o di onori, si erano mossi a procurar cose nuove, avevano accettata l’impresa d’uccidere i consoli, i pretori, altri officiali e moltissimi dell’ordine senatorio; e con tanta secretezza che se non erano scoperti da Fulvia, concubina di Quinto Curio, uno de’ congiurati, fra poco tempo erano per eseguire cotanta sceleraggine.