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della ragion di stato - ii 75


immersi in tal superstizione, ad abbruciare insieme con ogni stromento le vesti religiose che solevano portare: avendo rilegato i giovani degli ebrei sotto specie di sacramento nella Sardegna e in altre provincie, dove l’aria era a sofferirsi grave e perniziosa; e gli altri della medesima gente, o che seguitavano i medesimi costumi, cacciati dalla cittá sotto pena di perpetuo esilio, se non avessero obedito. Cosí fece Nerone contra cristiani; e al tempo della republica, nel 327 di Roma, e dopo piú di dugent’anni, dopo essere giá Annibale in Italia, e nel 568 quando sotto pretesto di religione fu scoperto che si commettevano tante sceleratezze, e con leggi e pene straordinarie furono proibite tutte le religioni e riti nuovi e forastieri; aggiorna ancor la causa: perché nissuna cosa è piú atta a sciorre la religione, che dove riti di straniera religione sono ricevuti. E perciò nelle leggi delle dodeci tavole fu vietato aver dèi separati o nuovi o forastieri, se per publico consiglio non fossero stati ricevuti, come scrive Cicerone nel secondo Delle leggi. E perciò Mecenate in quel savio ragionamento, nel quale consegna Augusto come si debba governare nel suo imperio, scritto da Dione al libro LII, quando viene a parlare degli dèi, cosí favella: «I dèi, Augusto, sempre e in ogni luogo in tal guisa adorerai, qual’è della nostra patria il costume, e in tal maniera li farai dagli altri adorare. Gli autori di forastiere religioni castiga severamente, sì per conto delli dèi, — li quali se alcuno disprezza, qual cosa umana non disprezzerá egli? — e sì perché coloro, li quali nuove deitá introducono, molti spingono a servirsi di straniere leggi: onde nascono congiure, radunanze, e conciliaboli, cose che non si confanno punto col principato di un solo». Perciò Driope ateniese fece una legge, per la quale dava la pena della vita, a cui nella religione avesse introdotto nuovi riti; e gli istessi ateniesi condannarono a morte Socrate, perché pareva che volesse introdurre nuova religione. Il che presso chinesi sappiamo esser in uso, dove per legge è stabilito, che in quel regno non vi sia introdotta altra religione che la solita, senza il consenso del re e suo consiglio, e chi altrimenti fa, sia punito nella vita.