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della ragion di stato - i 59


Capitolo V

Opinione d’altri, che cosa sia ragion di stato.

Altri uomini dottissimi, piú al minuto considerate le azioni, che si dicono per ragion di stato fatte, dopo aver con longhi discorsi cercato in che cosa per concetto commune ella consista, e conchiuso che appartenga alla prudenza politica non disgiunta dalla virtú morale; e di piú avendo considerato in genere la prudenza, e specialmente quella che politica da Aristotele vien detta, e le sue parti consultativa, legumlatrice e giudiciale, e deliberato doversi riporre sotto la consultativa; e inoltre mostrato, che proporzione abbi con la legislatrice, e con le leggi scritte, e con le altri parti della prudenza politica; e di piú avendo detto non contenersi sotto le leggi scritte, ma ben nella viva legge che risiede nella mente del prencipe, quasi che esso prencipe altro non sia che una ragion di stato animata: conchiudono la ragion di stato esser una buona consultazione intorno a’ maggiori beni del governo politico, non obligata ad altra ragione. Spiegano poi le parti di detta diffinizione, dicendo esser posta questa particella, «buona consultazione», come genere prossimo e immediato; e che per buona consultazione dobbiamo intender la prudenza consultativa, in quanto contiene il giudizio e il decreto: e quest’ultimo in particolare, come principal operazione fra quelle della prudenza politica, a cui è la ragion di stato indirizzata per natura sua, essendo la viva legge, che risiede nella mente del prencipe, e riguardando la consultativa e l’elezione dei mezzi, — essa ragion di stato sará parimente indirizzata a questo medesimo oggetto. Avvertono inoltre, che per questa consultativa, che hanno posto per genere, non si debba intendere la sola cognizione; ma trapassare si deve all’azione come ad ultima e principalissima sua operazione. Dice di piú che le due particelle poste nella diffinizione, cioè «intorno a’ maggiori beni del governo politico», e «non obligata ad altra ragione», sono ivi poste per la formail differenza della