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della ragion di stato - i 53


a quella subalternata, come la musica all’aritmetica e l’ottica alla geometria, o pure sará in tutto dalla politica diversa? Chi considera il fine della ragion di stato e i precetti che insegnaremo, facilmente conoscerá appartenere sí quest’arte alla scienza politica, ma però solo come parte sotto quella contenersi. Conciosia che la politica principalmente mira al ben publico, e la ragion di stato piú al bene di coloro, che sono capi della republica; quella sempre si mostra con faccia onesta e pia, quest’altra con apparenza bene spesso malvagia ed empia; quella contiene tutte le cose, che appartengono a tutto il corpo della republica, questa si restringe a certi pochi casi particolari. E se bene la politica mai non leva l’occhio dall’onestá; e giá delle ragion di stato abbiamo detto non poche esser male, come sono quelle, che aggiustano e indrizzano il tiranno, o il dominio de’ pochi, a conservar sé, e lo stato nel quale sono, nella forma elettasi; che potrebbe ritirarci dal creder, che tutta la ragion di stato si contenesse nella politica: non conchiude però altro, se non che vera parte della politica è la retta ragion di stato, e la principale; ma che la rea ancora non debba essere trattata dalla medesima scienza, non conchiude. Il fine del medico è la sanitá, e saper i mali che quella distruggono, per potergli cacciare e di nuovo introdur la sanitá. Tratta il medico de’ veleni, non per insegnargli, ma per mostrar i rimedi da vincerli, e superati gli accidenti introdur la sanitá. Cosí il politico tratta della ragion di stato rea, e dei mezzi con li quali il tiranno conserva sé e la forma di quella republica iniqua: non perché l’abbracciamo, ma perché o le schifiamo a fatto, o perché le moderiamo, o perché conosciuti i principi da’ quali sono indirizzate le azioni di alcuno, che a tal fine camminasse, possiamo impedirgli l’ottener l’intento; o finalmente acciò conosciute certe azioni, che hanno maschera di buone, come occorrere mostreremo nella seconda specie di tirannide, non abbiamo da restar ingannati. E questo appunto volle accennarci Aristotele quando, avendo trattato del regno, degli ottimati e di altre specie di governo, scrisse che con ragione si aveva riservato all’ultimo trattare della tirannide, per non esser questa republica, essendo