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della ragione di stato 33


dottrine, dove non si procede con quella strettezza di termini che si usa nelle matematiche e nelle naturali, pare a me che si soglia per lo piú intendere la forma.

Un’altra non minore differenza resta tra la politica e la ragione di stato. Conciosiacosaché la politica mai non leva l’occhio dalla onestá e, quantunque ci disegni ora la licenza popolare, ora il dominio di pochi potenti, ora la tirannia, il fa non perché le abbracciamo, ma perché o le schifiamo affatto o perché le moderiamo almeno. E questo a punto volle accennarci Aristotele, quando doppo l’aver trattato del regno, degli ottimati e di piú altre spezie di governo, cosí scrisse: «merito postremo loco tyrannidem reservavimus, propterea quod ista minime est respublica: nostra vero materia est de republica tractare». Ma la ragione di stato sí non meno risguarda al brutto che all’onesto, non manco va dietro all’ingiusto che al giusto, in quel sentimento disgiuntivo però del quale favellai poco a dietro. E quindi è nata l’opinione di coloro i quali si sono dati a credere che ogni ragione di stato sia perversa, non si accorgendo che, se quella delle male republiche è rea, buona sará quella delle rette. Perché i modi e i mezzi i quali di loro natura sono rivolti al bene, di necessitá sono buoni. Ben è vero che, per esser radi i buoni governi, ne nasce che la ragione di stato, la quale si pratica, si mostri quasi sempre iniqua e rea. E per questo rispetto forse anco è piaciuto ai prencipi il nome di ragione di stato, acciocché sotto la coperta di vocabolo onesto si potesse in qualche parte occoltare la malvagitá della cosa. Non si toglie tuttavia, che non sia qualche ragione di stato di sua natura buona. Ma, perché conforma nel fine con la politica, come parte non discordante dal suo tutto o germoglio non dissimile alla sua pianta, ne avviene che il piú delle volte col nome commune di politica si chiami. La ragione di stato poi de’ cattivi governi, perché discorda nel fine dalla politica, si è introdotto di chiamarla con particolar nome. Ma risolutamente, perché niun dominio può costituirsi o conservarsi senza qualche speziai forma di republica, niuno potrá anco mancare della sua ragione di stato, di sí fatta forma introduttrice e conservatrice.

Politici e moralisti del Seicento. 3