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nota 311

ossia dalla regina Enrichetta, consorte di Carlo I. Anni addietro, uscí in vendita un esemplare dei Discorsi sopra Tacito del Malvezzi, nella traduzione inglese di Richard Baker, che era coperto tutto di postille in latino e in inglese, attribuite a Giovanni Milton1.

Pure, nella seconda metá del seicento, tutta questa grande riputazione cadde di colpo, e il nome del Malvezzi, dimenticato da allora, fu poi omesso perfino nelle storie letterarie2. Se qualche accenno si trova a lui, suona compassione o scherno. Pietro Giordani, discorrendo del cardinale Sforza Pallavicino, a prova della «insolente e falsa e barbarica eleganza» che trionfava nel Seicento sulla «antica e nobile semplicitá», ricordava che era stimato «tra primi letterati d’Italia uno zio del Pallavicino, il marchese Virgilio Malvezzi, le cui scritture oggidí niuno legge: se fossero lette, sarebbero derise»3. Giuseppe Ferrari, che non era troppo schifiltoso in materia di stile, e doveva discorrere di quelle opere sotto il solo aspetto della dottrina politica, anche in questo riguardo non sa dirne nulla che non sia affatto arbitrario, affermando che «i titoli dei suoi libri... si annunziano con tale aria di melodramma che sembrano far séguito alle rappresentazioni di santa Margherita da Cortona sul teatro della Commedia dell’arte»; «l’ottimo conte (aggiunge) non manca di spirito, ma la sua prudenza è tale che mai non si vede a che possa servire e che i suoi Discorsi su Cornelio Tacito riproducono invano tutte le dottrine del Machiavelli»4.

Ma non manca, invece, al Malvezzi energia di pensiero, come non gli manca qualche congiunta energia di stile5. Il «senechismo»,

  1. A. Cim, Le livre (Paris, 1905), I, 236-7, che rimanda a una notizia della Revue bleue del 18 febbraio 1893, p. 224.
  2. Sei righi gli dedica il Belloni, Il Seicento, (1a ed., 1899, p. 37S; 2a ed., 1929, pp. 82-83), in cui erroneamente raccosta i libri del Malvezzi a «romanzi storici».
  3. Discorso sula vita e suite opere del cardinale Sforza - Pallavicino, 1820, in Opere, ed. Gussalli, X (Milano, 1859), p. 408.
  4. Corso sugli scritturi politici italiani, nuova ediz. cit., lez. XVIII, pp. 337-33S. Con migliore notizia, sebbene alquanto estrinsecamente, se ne discorre nel lavoro giovanile di Luigi Rossi, Gli scrittori politici bolognesi (Bologna, 1888), pp. 163-173.
  5. Come ora è stato mostrato dal Croce, nella sua memoria su Virgilio Malvezzi e i suoi pensieri politici e morali (estr. dal vol. LII, parte prima degli Atti della R. Accademia di Scienze Morali e Politiche di Napoli; Napoli, tip. Sangiovanni, 192S, pp. 41, 8°): donde sono riportate testualmente queste notizie. Nella stessa memoria è anche la prima edizione della scelta dei Pensieri qui raccolti. Cfr. del Croce anche la Storia dell’etá barocca, pp. 139, 143-149, 152-155» 436-438.