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parte ancora da incominciare. L’autore di quella monografia, del resto, ne aveva non piccola responsabilitá, perché, mentre dedica amplissime analisi, condotte con simpatica e indulgente comprensione, alle numerose operette letterarie del B. S., esamina poi il Tacito abburattato (vale a dire il titolo maggiore, se non unico, del nostro ad avere un posto nella storia delle patrie lettere e del pensiero moderno) come un’operetta retorica, esempio di bello stile polemico, esercitazione di freddo moralismo, e relega le idee dell’autore nel campo della scolastica e dell’accademia1. Il Croce per primo, dopo di aver da tempo riconosciuto al Brignole Sale il merito che gli spetta in modesta misura nella storia della poesia, ha indicato in lui uno dei pensatori piú originali del suo secolo e dei piú decisamente avviati verso la formazione del nuovo pensiero2. A documentare e a rendere di dominio comune questo giudizio è destinata la presente ristampa delle pagine piú importanti e significative del Tacito abburattato, il quale sarebbe desiderabile che venisse poi ristampato per intero in qualche collezione speciale di scrittori del Seicento o di autori liguri.

Nato a Genova (in San Francesco d’Albaro) il 2 luglio 1605, sposò il 9 dicembre del 1625 Paola Adorno, con lui immortalata dal Van Dyck in due famosi ritratti che si conservano nella galleria genovese di Palazzo Rosso. Nel 1633 entrava nella vita politica facendo parte dei deputati ad andare incontro all’infante don Ferdinando d’Austria, di passaggio da Genova; e l’anno dopo faceva le sue prime armi letterarie come oratore per l’incoronazione del doge Stefano Doria e come accademico degli Addormentati. Fu ambasciatore della Repubblica in Ispagna, dal novembre 1643 alla primavera del 1646. Ma, tra le cariche pubbliche e le cure della famiglia e della posizione sociale, il suo animo era soprattutto rivolto alla poesia, agli studi, alla meditazione. E questa tendenza lo spinse, quando nel 1648 rimase vedovo, a prendere poco di poi gli ordini sacri nelle Missioni Urbane: nel 1652 entrava a far parte della Compagnia di Gesú, dandosi all’ascesi e alla predicazione, fino alla morte (1665).

  1. Op. cit. cap. XVI, pp. 179-205: dove tuttavia è confutato l’ingiusto giudizio del Ferrari (op. cit., ed. cit., lez. XVIII, p. 345), seguito anche dal Ramorino, Cornelio Tacito nella storia della cultura (Firenze, 1898), pp. 34-35.
  2. Storia deli’etá barocca, pp. 113-114, 153, 323, 440-441: e cfr. Lirici marinisti (Bari, Laterza, 1910), pp. 300-302; Saggi sulla letteratura italiana del Seicento, pp. 386, 412 sgg.