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mostrava ingegno precoce sostenendo una serie di tesi filosofiche in presenza del cardinale Cario Borromeo. Studiò medicina nell’Ateneo pavese: e, ricevuto dottore nel 1573, due anni dopo fu chiamato a professarla a Milano. Nel 1605 diventava anche lettore di filosofia morale1 nelle Scuole Cannobiane; e nel 1627 Filippo IV gli conferiva il titolo di protomedico del ducato milanese. In tale qualitá egli, giá vecchio, insieme col figlio si prodigava nella lotta contro la peste del 1630: preso anche lui dal contagio, guarí, ma un attacco di apoplessia lo lasciava semiparalitico e in condizioni di imbecillitá senile, fino alla morte avvenuta il 12 settembre 16332.

Convinto sostenitore della corrente ippocratea nella medicina e nelle scienze naturali, ne svolse con senno ed acume e col conforto della sua meditata esperienza le dottrine in una lunga serie di opere, tra cui ricordiamo: In Hippocratis librum de aëre, aquis et locis commentaria V (Colonia, 1590, in-8); De naevis (Milano, 1605 e Padova, 1628, in-8); Animadversionum et cautionum medi carimi libri VII ( Milano, 1614 e 1628, in-8; Dordrecht, 1650; Padova, 1652 e 1659); De Margaritis (Milano, 1618, in-4); De peste libri V (ivi, 1622, in-4). Scritti, come si vede, di interesse molteplice e vario: perché l’ingegno del Settala era di sua natura portato alla versatilitá3. E invero non dalla medicina ma dagli studi filosofici egli trasse i frutti maggiori, sia con il vasto commento In Aristotelis problemata, di cui uscirono le prime quattordici sezioni nel 1602-1607 a Francoforte (2 voll. in-folio), e il resto era giá scritto nel 16274, ma rimase inedito fra i molti manoscritti lasciati dall’autore; e sia con le due opere sue piú originali, il De ratione instituendae et gubernandae familiae libri V5 e i sette libri Della ragion di stato.

Uscirono, questi ultimi, a Milano, appresso Gio. Battista Bidelli, nel 1627, in un bel volume di 272 pp. (precedute da 12 inn.)

  1. O, piú esattamente, «la filosofia attiva, compresa da Aristotele ne’ dieci libri De’ costumi a Nicomaco suo figliuolo, e negli otto libri Politici» (Della ragion di stato, prefazione: a p. 51 di questo volume).
  2. Sono da consultare al riguardo le bibliografie milanesi dell’Argelato e del Manget: da cui derivano le notizie correnti nei dizionari e nelle enciclopedie, e naturalmente anche quelle date dal Cantú nella Lombardia nel secolo XVII.
  3. Cfr. ancora a p. 51 di questo volume.
  4. Ivi.
  5. Mediolani, apud F. B. Bidellium, 1626 (pp. 414, in-8: dedicato a Julio Aresio senatus Mediolanensis principi. Il Brunet lo segna come «livre fort rare».