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nota 297


a fraintendere e svalutare le dottrine estetiche e politiche dello Zuccolo: i cui meriti ora soltanto sono stati rivendicati da cosí lungo oblio1.

III

LUDOVICO SETTALA

Assai piú che alle sue dotte opere la fama del Settala è raccomandata al ricordo che di lui, come protomedico di Milano, fa il Manzoni nella descrizione della peste. Tuttavia da qualche tempo si è cominciato a rileggere il suo ampio trattato politico, di cui qui viene per la prima volta ristampata la parte sostanziale, e a valutarne l’importanza come svolgimento sistematico (il piú complesso del suo tempo) delle idee dello Zuccolo, e cioè di quanto di meglio abbia dato la scienza politica nella prima metá del Seicento2.

Il Settala, nato a Milano il 27 febbraio 1555, giá a sedici anni

    (1613), per la definizione «che la ragion di stato era cognizione di mezzi atti a fondare e mantenere, e ad ampliare uno stato», sarebbe appunto il Discorso dello Zuccolo («se cosí non fosse, si dovrebbe negare allo Z. il vanto della assoluta prioritá»): supponendo che il Discorso, pubblicato nel 1621, sia stato di necessitá composto (e diffuso, bisogna aggiungere) prima del 1613. Quest’ultima congettura, per quel che sappiamo, è naturalmente possibile: ma, a parte che il Boccalini parla di un libro (che potrebbe anche essere fittizio) e invece il Discorso non è un libro ma solo sezione di una parte di libro, la pretesa identitá fra la definizione riportata dal Boccalini e quella che si trova nello Zuccolo («La ragione di stato si rivolge tutta intorno al conoscere que’ mezzi, e valersene, i quali siano opportuni per ordinare o per conservare qualsiasi costituzione o repubblica qualunque ella sia») regge solo formalmente, e cade quando si consideri bene il contesto in cui la seconda si trova e il pensiero da cui nasce. Sicché, tutt’al piú, bisogna pensare che il Boccalini fraintendesse la teoria dello Z., e ne prendesse soltanto lo spunto per una polemica d’indole generale.

  1. Vedi la monografia del Croce sullo Zuccolo in I, XXIV (1926) pp. 300-317: ristampata in Uomini e cose della vecchia Italia (Bari, Laterza, 1927), 1, 183-199, con qualche aggiunta e modificazione (e cfr. la Storia dell’etá barocca, 11. cit.). Da quella monografia, e precisamente dalla prima forma, piú ampia, sono tolte le presenti notizie: come dalla prima ristampa del trattatello Della ragione di stato curata dal Croce in Critica, XXV (1927), pp. 117-128, è derivata la presente edizione. — Si veda pure la cit. op. del Meinecke, pp. 152-156, (ma cfr. la recensione del Croce in Critica, XXIII (1925), pp. 118-122); e V. di Tocco, Ideali d’indipendenza in Italia durante la dominazione spagnuola (Messina, Principato, 1926), pp. 191-6.
  2. Meinecke, op. cit., pp. 153 sgg.; Croce, Storia dell’etá barocca, pp. 96-97.