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280 virgilio malvezzi


XLI

L’attaccamento alla terra patria
e gli effetti e la forza del distacco.

La patria ha qualitá in sé retentiva per coloro che vi nascono, attrattiva per coloro che se ne slontanano. Consiste ella nel gusto che la previdenza della natura partecipa sempre alle cose necessarie, e anche nell’aria, nel temperamento, negli influssi, nella virtú che dá il loco al locato, e, forse quant’in ogni altro, nell’assuefazione. La forza di quest’ultima, tutta piena di contrarietá, è difficile da intendere e da spiegare... Tutto l’amore che ha posto la natura nell’uomo alla sua patria, non è bastevole ad impedire che o la necessitá o l’interesse o l’ambizione o qualche altro potente motivo non lo cavi fuori di essa... Credesi dai piú che l’uscire dalla patria faccia i soggetti di valore. Ne vedo l’effetto, ma non discerno per anche se sia cagione o segno. Cagione, se perché, vedendosi destituito da molti mezzi, sia necessario l’uomo a fare esperienza della sua virtú, che, ristretta fra contrari, maggiormente s’augumenta. Segno, se, per superare i tanti allettamenti della patria e abbandonarla, è necessario spinta grande, petto valoroso e forte, con cui poscia a somma gloria si perviene (C., 393-4).

XLII

Mutamento dei tempi da felici in infelici
e difficoltá di adattarvi l’animo.

Nascere in tempi aggiustati al proprio genio sembra grande avventura, se quelli fossero stabili o se in quelli si morisse. Ma, poiché quasi sempre accade la mutazione e di rado la morte, è sciagura grande il vivere con un tempo fortunato per morire con un altro infelice. Ei non è senza maraviglia di considerarsi come noi, che mutiamo col tempo gli abiti esterni, non vogliamo poi credere che si debbano anche mutare gl’interni col tempo.