Pagina:Politici e moralisti del Seicento, 1930 – BEIC 1898115.djvu/236

230 anton giulio brignole sale


violento e non durevol caldo, serve solo a brustolir, non a stagionare. Ti verranno quei bei fiori, i quali nascon nel Mar rosso sulla superficie all’onde senza aver radice, e servon solo a ritardar il prospero viaggio de’ passaggieri: e ti parran ritratto degli affetti del tuo principe, che, vagamente coloriti, sono in tutto privi di fermezza, e sol ti s’attraversano a impedirti il ritrovar il porto di una cara tranquillitá; se piú tosto nel vederti in brieve tempo trapassato dalle amabili dimestichezze alla sperienza de’ rigor piú ferrei, non ti sovverranno gli amoretti di Filostrato, de’ quali mentre due stanno scherzando col lanciarsi quinci e quindi amiche poma, tosto gli altri due rabbiosamente scagliansi all’incontro fiere saette. Ed allor conchiuderai, non esser amicizia, ma apparenza di amicizia, dove non è fermo fondamento, né trovarsi fermo fondamento dove agevolissima sia la caduta. Qui cecidit stabili non erat ille gradii.

E per veritá, se la filosofia c’insegna, che le sostanziali tramutazioni sempre inanti mandansi i dovuti alteramenti, quando per contrario un crudelissimo tracollo mostreracci l’infelice cortigiano esser rimasto nudo della grazia del padrone tutto a un colpo, converrá pur dire, ch’ei non la sostanza, ma alcun’apparenza accidentale, atta a svanire senza disposizione alcuna precedente, ne possedesse. Or, [per mostrar] che ciò di tutti avvenga, basterebbe il dimostrar che di coloro, i quali piú parean sedersi stabilmente in cima al cuore del padrone, e men soggetti a giú cadérne, sia succeduto. Ma il parlare di Presaspe, cortigiano favorito di Cambise, [che] sol da lui ripreso del l’aver bevuto troppo vino, gli mostrò non esser ebro col piantar una saetta nel bel mezzo [del] cuor del suo figliuolo, a cui se volle poter fare l’esequie col rimaner vivo, gli convenne anche lodar il colpo, e dir che Apollo sií aggiustatamente non sapea toccare il segno; di Arpago, che ammesso al segnalato onore di sedere col re a mensa, spense la sua fame con le carni de’ figliuoli propri, le cui teste, quasi per confetti fattigli dal barbaro signore in ultimo recar davanti, e interrogato, come gli sapesse buono, gli convenne anche aver voce per rispondere, che ap-