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226 anton giulio brignole sale


seguitata: ma s’avvede poscia, aver condotto quel Plutone, brutto in veritá, ma caro sol per essere orpellato, con cui sempre va l’insania, la mollezza, la contumelia, la frode, il fasto, a far dovunque alloggia un crudele inferno. Cosí con ottima ragione nel dolersi degli scherni, onde Natura e Sorte, sommamente avare di se stesse, non concedon fuorché qualche fallacissima apparenza all’intelletto e alle voglie de’ seguaci loro, possiam far tenore alle bestemmie, che que’ pescatori scaglian contro il mare, i quali nel tirar la rete, dal gran peso posti in isperanza di alcun pesce titolato, trovan poscia di essersi slenati solamente per tirar sul lido un inutil sasso.

Or crediamo noi, che il principe, vedendo la Natura e la Fortuna cosí avare della realtá de’ doni loro, anch’egli, che superbo stima la sua umana grazia poco men che una celeste gloria, non sia per volerne fare ad uom terreno gran carestia? Ah, ch’è solo un debole accidente lo splendor col quale il sole degna di toccar il fango; non è sostanza. Consentir altrui la sua amicizia porta seco di necessitá l’ammetter altri nel suo cuore; e i principi non hanno maggior arte del non lasciar mai conoscere il loro cuore, né penetrarlo.

Or potrá mai dirsi, ch’esser possa amico chi non ama? potrá dirsi che ami chi è diverso tanto dall’amore, sempre ignudo, nel coprir il proprio petto piú, che quegli che avrebbe arsa la camicia ogni qualunque volla avesse i suoi pensieri subodorato? Chi ama il fa per voglia di goder di un bene, di cui privo è egli, e n’è fornito l’oggetto amato: e cotal bene nell’amore di amicizia è un bene onesto, il quale, conciosia che solamente sia il pregiabile, perciò parrebbe al principe vergogna sua il cercarlo in altri, quasi non ne fosse egli fornito in se medesimo bastevolmente: onde se pur cerca da altri qualche bene, solamente è di quel bene, che ha con seco la ragion dell’utile, contraria all’amicizia, dalla qual ragione possiamo esser mossi a ricercar di medica erba, diligenti sí, ma non giá amanti per accarezzarla, anzi per stritolarla, per pistarla, spremerla, ed estrarne il giovevole succo, gittarne poscia il fracidume al ciacco, come giá dicea Corisca nel Pastor Fido.