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dal «tacito abburattato» 201


ragion di buon contrario vii manigoldo. E la misera contessa tal sembrò assai piú per quella mano disarmata che la palpò, che pe ’l pugno pien di ferro che la svenò. Godi dunque pure fino dall’estremo del piú cupo inferno, o mostro del romano imperio, poiché vedi a quanto nobil personaggio sia toccato l’imitar con genio ereditario vivamente le tue azioni. S’ei nasceva ne’ tuoi giorni, certo per compagno dell’impero tu il ti adottavi. Ma tu, misera Agrippina, ben avevi sotto i ferri de’ fierissimi scherani sparso fino a un gocciol minimo tutto il tuo sangue, mentre al tuo da te medesima prodotto mostro le tue vene per orror non ne scoppiarono nel viso un gorgo, a rintuzzar nelle sacrileghe sue labbra gli orpellati vitupèri, che avventavansi a trafiggerti piú crudelmente assai che fatto non avevano le pugnalate.

Or di azione per la immanitade sua sí illustre non richiedea egli il debito di buono istorico, che rimanesse alla posteritá distinta la notizia piú che potevasi? E pure il nostro Tacito in due parole sole, dicendo: Aspexeritne etc., se ne disbriga quando gli s’apriva largo campo di apportare le ragioni che pe ’l si o pe ’l no parevangli piú verisimili. Forse dirá egli che qualor lo storico, arrivare non potendo al vero, mettesi in sua vece dietro al verisimile, passa con sua nota, qual soldato fuggitivo, dagli alloggiamenti della storia a quei de la poesia? Io, di ciò in risposta, di due generi di verisimile distinguerò. Altro è quel di cose che potrebbono esser succedute anche secondo l’ordinario corso degli avvenimenti umani, ma nol sono, e del non essere v’è la certezza. Tale è, che Rolando, in legger i caratteri intagliati nelle piante da Medoro, per aver perduto il cuore perdesse il senno; o che Rodomonte nell’uccidere Isabella per aver perduto il senno perdesse il cuore. L’altro è un verisimile di cose che per avventura sono state, ma sicuramente non può sapersi. Di tal guisa si è, che il principe di Spagna Carlo non di tossico morisse né di ferro, ma di sottrazion di cibo, a poco a poco fattagli, per fino al termine di mortal fame. Il primiero verisimile anch’io il permetto solamente alla poesia: ma il secondo, giá non veggo perché coglierlo non possa senza furto