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della dissimulazione onesta 167

virtú sopra virtú, il dissimular la virtú, non col velo del vizio, ma in non dimostrarne tutt’i raggi, per non offender la vista inferma dell’invidia e dell’altrui timore. Anche lo splendor della fortuna ha da esser cauto nel palesarsi, giá che, passando a dimostrazioni di soverchi arnesi e di oziosi ornamenti, oltre al distrugger il capital nelle spese, suol accender gran fuoco nella propria casa, destando gli occhi degl’ingordi a pretenderne parte, e forse il tutto. Ma piú dura è la fatica di dover pigliare abito allegro nella presenza de’ tiranni, che soglion metter in nota gli altrui sospiri, come di Domiziano disse Tacito: Praecipua sub Domitiano miseriarum pars erat videre et aspici, cum suspiria nostra subscriberentur, cum denotandis tot hominum palloribus sufficeret saevus ille vultus et rubor, a quo se contra pudore muniebat. Sí che non è permesso di sospirare, quando il tiranno non lascia respirare, e non è lecito di mostrarsi pallido, mentre il ferro va facendo vermiglia la terra con sangue innocente, e si niegano le lagrime che dalla benignitá della natura son date a’ miseri come propria dote, per formar l’onda che in cosí picciole stille suol portar via ogni grave noia e lasciar il cuor, se non sano, almen non tanto oppresso.

XX.

Del dissimular l'ingiurie

L’ingiuria, che si può dissimulare, e nondimeno si manifesta nel disiderio della vendetta, è fatta piú da colui che la riceve che dal suo nimico. Non tutti sanno ben conoscer il decoro dell’onesta tolleranzia, in che si accordano tutt’i filosofi, che per altre opinioni, in varie sette, non son di conforme parere, dicendo Tertulliano: tantum illi subsignant, ut cum inter se<se> variis sectarum libidinibus et sententiarum aemulationibus discordent, solius tamen patientiae in com<m>une memores, huic uni studiorum suorum commiserint pacem: in eam conspirant, in eam foederantur, illi in adfect<at>ione virtutis unanimiter student, omnem