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della dissimulazione onesta 165

tragedie; ed or non dico di quelle che son invenzioni de’ poeti antichi o moderni, ma delle vere mutazioni del mondo stesso, che da tempo in tempo, in quanto agli accidenti umani, prende altra faccia ed altro costume. L’ordine è forma che fa il tutto simigliante a Dio, che lo creò e lo serba col dono della sua providenza, la qual per lo gran mar dell’essere ogni cosa conduce con prospero viaggio; e disponendo la medesima regola sopra il merito o demerito delle opere umane, si vieta nondimeno alla debolezza de’ nostri pensieri il passar negli abissi de’ consigli divini, alli quali si dee infinita riverenza, avendosi da ricever per giusto quanto consòna alla volontá di Dio. E se pur sempre non vediamo nelle cose mortali quell’ordine infallibile che si manifesta nel moto del sole, della luna e dell’altre stelle, anz’in molta confusione spesse volte si truovano i negozii di qua giú, non manca però la certezza dell’eterna legge, che tutto sa applicar ad ottimo fine; e ’l premio e la pena, che non sempre vien pronta, si aspetti come decreto inseparabile dal giudizio divino, che per tutto va penetrando con la sua non mai limitata potenzia. A questa veritá, ch’è via di quiete, per dissimular le sinistre apparenze, soggiungerò piú distinto il modo di accommodarsi a quelle.

XVIII.

Del dissimular l'altrui fortunata ignoranzia

Gran tormento è di chi ha valore, il veder il favor della fortuna, in alcuni del tutto ignoranti; che senz’altra occupazione, che di attender a star disoccupati, e senza saper che cosa è la terra che han sotto i piedi, son talora padroni di non picciola parte di quella. Veramente chi si mette a considerar questa miseria, è in pericolo di perder la quiete, se insieme non s’accorge che la medesima fortuna, che talora fa qualche piacere alla turba degli sciocchi, suol abbandonar l’impresa, e quando piú luce, si rompe, lasciando scherniti que’ che non son degni