Pagina:Politici e moralisti del Seicento, 1930 – BEIC 1898115.djvu/164

158 torquato accetto

          convictus facilis, sine arte mensa;
          nox non ebria, sed soluta curis;
          non tristis torus, attamen pudicus;
          somnus qui faciat breves tenebras;
          quod sis esse velis nihilque malis,
          summum nec metuas diem nec optes.

Il prudente candor dell’animo è dunque il centro della tranquillitá. Hoc opus, hic labor.

XI.

Del dissimulare con li simulatori

Quelli che si applicano al piacer della parte ch’è in noi soggett’alla morte, sprezzando l’uso della ragione, si mutano in abito di fiere; perché tali son da riputarsi, come fu espresso da Epicteto stoico, dicendo: Certe misellus homuncio, et caro infoelix, et revera misera. At melius <etiam> quiddam habes carne; quare, misso illo et neglecto, carni duntaxat es deditus? Ob huius societatem declinantes a meliore natura quidam, lupis similes efficimur, dum sumus perfidi et insidiosi et ad nocendum parati: alii leonibus, quia feri, immanes ac truculenti: maxima vero pars vulpeculae sumus.

Da che si può considerar un de’ duri impedimenti nel dissimulare; poiché il guardarsi da lupi e da leoni è cosa piú pronta per la notizia che si ha della lor violenza, e perché poche volte si riscontrano; ma le volpi son tra noi molte e non sempre conosciute, e quando si conoscono, è pur malagevole usar l’arte contra l’arte, ed in tal caso riuscirá piú accorto chi piú saprá tener apparenza di sciocco, perché, mostrando di creder a chi vuol ingannarci, può esser cagion ch’egli creda a nostro modo; ed è parte di grand’intelligenza che si dia a veder di non vedere, quando piú si vede, giá che cosí ’l giuoco è con occhi che paion chiusi e stanno in se stessi aperti.